Secondo la FAO i legumi possono contribuire in modo significativo ad affrontare la fame, l’insicurezza alimentare, la malnutrizione, le sfide ambientali e le malattie, e, sempre a fagiolo, lo slogan che identifica i protagonisti del 2016 è appunto “semi nutrienti per un futuro sostenibile”. Fagioli, piselli, fave, lupini, cicerchie, ceci, arachidi e lenticchie sono solo alcune delle 12.000 specie che fanno parte della famiglia, ma danno bene l’idea dell’importanza nutrizionale che questi ricoprono per la comunità umana. |
Tra i legumi, i ceci e le lenticchie sono i più rustici e adattabili anche a condizioni di estrema aridità.
Non a caso, anche nell'estate rovente del 2017, siamo riusciti ad ottenere un raccolto!
Certo.....i nostri campi son gestiti con riposi triennali o quadriennali ad erbaio non arativo; son gestiti senza pesticidi nè schifezze; sono organizzati in piccoli lotti di rotazione e successione, così da non esaurire il suolo.....ma insomma, oh: da marzo a settembre non ha piovuto una goccia! E questi legumi, che si seminano in primavera e raccolgono in piena estate, son cresciuti lo stesso!!!!!
Eppure.....
Paradossalmente accade che.....
Ne esportiamo 11,6mila tonnellate, e ne importiamo 259,6 mila tonnellate!!!!!
Un delirio!!!!
Li importiamo tutti (o quasi)!!!!!
Ma stiamo scherzando?????
L'unico legume che abbiamo leggermente aumentato in produzione, è il pisello, che però è anche il più idrovoro. Ma allora proprio non capiamo un piffero!
Perchè? Quanti ne consumiamo?
Bhè....pare che ne consumiamo molto meno rispetto al 1961.
Ma non così tanti meno da giustificare un calo produttivo del genere!
Infatti ne importiamo un mucchio.
Nel 1961, Confagricoltura, sulla base dei dati ISTAT, stima che ne consumavamo circa 12,8Kg pro capite l'anno, e nel 2015 appena 6,1Kg.
Per i ceci in particolare, siamo passati da 0,9 a 0,6Kg pro capite l'anno.
Vegani, dove siete????? Che mangiate?????
L’allarmante diffusione di fenomeni di perdita di fertilità, degrado e desertificazione dei suoli agricoli nel nostro Paese (stimati da ISPRA nel 21% della superficie nazionale), suggerisce peraltro la reintroduzione di pratiche di rotazione colturale che coinvolgano la periodica coltivazione di leguminose.
Noi aggiungiamo che tali leguminose debbano essere si delle varietà che nutrono anche l'essere umano (ceci, piselli, fagioli, lenticchie, fave, lupini....), ma anche delle varietà che nutrono semplicemente il suolo e la biodiversità (trifogli, sulla, erba medica, meliloto.....), fornendo habitat preziosi per gli insetti impollinatori, per la fauna selvatica e la fauna del suolo.
Et dunque, ecco perchè abbiamo ripreso a coltivarli, questi benedetti Ceci.
Secondo: perchè, come il Farro, sono il frutto di un lavoro contadino millenario tipico delle nostre zone, che porta con sè la memoria di una storia condivisa enorme, che ha letteralmente co-costruito il nostro organismo, e che il nostro DNA riconosce meglio di qualsivoglia microscopio.
Terzo: perchè fanno bene alla Terra, e resistono alla siccità
Quarto: perchè fanno bene a noi, esseri umani.
Quinto: perchè ci possiamo autoriprodurre il seme
Sesto, settimo, ottavo....ora non mi vengono in mente, ma ci sono decine di buoni motivi!!!!
Un piatto di Ceci, un bicchiere di vino...
Così può proporci un'innumerevole quantità di beni e servizi di cui non sappiamo niente, nè conosciamo i costi biologici, culturali e sociali, nè conosciamo le esatte conseguenze.
Dissociando un bene dalla sua storia e dalle sue conseguenze, può propinarci la qualsiasi. E sempre, ciò che ci propina è la promessa di soddisfazione, una soddisfazione aleatoria e momentanea, comprata e pagata a prezzi altissimi, che però non mette mai radici. Esaurisce sè stessa in pochi istanti. E progressivamente esaurisce il pianeta. Solo un modo di pensare fondato sulla Terra e sulle risorse specifiche che ogni terra può esprimere senza uscirne esausta, è un modo di pensare ecologico. Ogni altro ragionamento non è ecologico. |
Proprietà nutrizionali
I ceci fanno bene al cuore.
Il contenuto di acidi grassi Omega 3, infatti, aiuta a mantenere in buona salute il sistema cardio-circolatorio, abbassando i trigliceridi e regolarizzando il battito cardiaco.
I ceci sono utili per abbassare i livelli di colesterolo cattivo (LDL) e alzano quello buono (HDL), grazie alla presenza di lecitina e acidi grassi polinsaturi. La presenza di potassio, poi, aiuta a tenere a bada la pressione arteriosa, attuando così un ruolo protettivo nei confronti del cuore, oltre che a prevenire le malattie reumatiche.
La presenza di magnesio, inoltre, apporta benefici alla circolazione sanguigna, oltre che contribuire all’apporto di sostanze nutritive. Il folato invece, mantiene bassi i valori l’omocisteina, un amminoacido presente nel sangue, che se supera una certa soglia, aumenta il rischio di infarto o ictus. Anche il contenuto di saponine, sostanze antiossidanti, riduce la probabilità di infarto. La colina protegge il fegato, nella prevenzione e nel trattamento di alcune malattie come tumore, epatite o cirrosi.
Le sostanze antiossidanti riducono anche il rischio di tumore al seno. La presenza di minerali, come calcio, ferro, zinco e magnesio, insieme alla vitamina K, è utile per rinforzare le ossa. Mentre il molibdeno previene le carie dentali. Il ferro contenuto nei ceci aiuta a combattere l’anemia. Lo zinco invece è utile per rafforzare il sistema immunitario. La vitamina A presente nei ceci, poi, fa bene agli occhi e ai capelli.
I ceci presentano blande proprietà antiacide, per cui possono essere utili in caso di problemi gastrici, come ulcere. La presenza di fibre solubili nei ceci, invece, aiuta a regolare l’attività dell’intestino. Oltre che contribuire a mantenere equilibrato il livello di glucosio nel sangue anche in caso di diabete.
Le fibre solubili favoriscono anche l’eliminazione del colesterolo attraverso le feci, migliorando così la circolazione sanguigna. Sempre la presenza di fibre, insieme ai carboidrati complessi, fa dei ceci un alimento saziante, utile in caso di dieta.
I ceci non contengono glutine e dunque sono indicati anche per i celiaci. Poiché sono ricchi di fibre e contengono molta cellulosa, i ceci possono dare fastidio a chi ha problemi intestinali e se non preparati per cucinarli con la dovuta accortezza, risultano poco digeribili e possono causare gonfiori e meteorismo a chi non consuma abitualmente legumi.
(Fonte: Riza.it; ulteriori dettagli sul sito Crea)
Attenzione alle porzioni: se state seguendo una dieta a restrizione calorica o se di solito non digerite molto bene i legumi fate attenzione alle porzioni e iniziate con piccole quantità, ad esempio con 40-50 grammi di ceci lessati da aggiungere al contorno.
Per chi sceglie i ceci in scatola: sarebbe meglio evitarli. Ma se proprio non potete farne a meno, per renderli più digeribili e meno salati risciacquateli più volte prima di riscaldarli in padella o di utilizzarli per le vostre ricette.
Come si cucinano i Ceci?
Proprio così: sono già secchi al momento della raccolta, e non richiedono dunque ulteriore disidratazione artificiale.
Coprite i ceci in abbondante acqua, affinchè ne risultino coperti per oltre circa 10 cm. Muoveteli con le mani per far venire a galla eventuali rimasugli di bucce.
Lasciate in ammollo 12 ore.
Potete lasciare in ammollo anche di più, fino a 36 ore, basterà cambiare l'acqua.
A questo punto mettete i ceci in una pentola con abbondante acqua fredda pulita, aggiungendo dell'alloro, del peperoncino, dell'aglio e/o del rosmarino, che ne aumenteranno gli aromi e la digeribilità.
Ponete la pentola sul fuoco e cuocete piano piano per 2 ore circa, almeno un'ora e mezza dalla presa del bollore.
La tradizione macrobiotica suggerisce di aggiungere qualche pezzetto di alga Kombu, che rende i Ceci più morbidi e ne facilita l'assimilazione dei minerali; per me alloro, rosmarino e peperoncino sono sufficienti.
In questo modo utilizzeremo il calore passivo per il completamento della cottura.
A questo punto i vostri ceci sono cotti!
E ora che faccio?
Sono buonissime le creme di Ceci: una volta cotti, i ceci scolati vengono schiacciati (o frullati con un minipimer) insieme ad olio evo, erbe aromatiche e spezie a fantasia.
Ad esempio con olio evo, rosmarino fresco tritato, sale, uno spicchio d'aglio e succo di limone; oppure prezzemolo, sale, aglio e limone; la più famosa Crema di Ceci è l'Hummus, che però richiede pasta di sesamo, e siccome non ce l'ho ne faccio a meno. :-).
Molto diffusa è anche la pasta e ceci. Ecco la ricetta più semplice: una volta bolliti i ceci, se ne scola una parte, si frulla e si rimette nella pentola, in cui, riportata a bollore, si cuoce la pasta; a parte si tritano rosmarino, salvia ed aglio che si aggiungono al tutto appena pronta la pasta. Si aggiusta di sale e si serve in tavola.
Ma anche Ceci e Farro non è male: bolliti entrambe separatamente, oppure successivamente (cuocio prima il Farro, lo scolo conservando la sua acqua; cuocio i Ceci nell'acqua del Farro con in più l'alloro, eventualmente aggiunta di altra acqua; poi scolo anche i Ceci). Poi li scolo. In una padella soffriggo cipolla, aglio, peperoncino e alloro. Aggiungo Farro e Ceci nelle proporzioni che preferisco e servo in tavola con un abbondante contorno di verdura.
Personalmente, adoro l'insalata di Ceci come piatto unico, saporito e completo.
Quando i ceci son cotti, li scolo e li metto in un'insalatiera; aggiungo cipolla a fettine, un pò di rucola, e un'erba fresca di stagione tritata (basilico o prezzemolo), olio evo, sale e pepe, aceto o limone.
A fantasia e disponibilità posso aggiungere pomodori secchi, melanzane grigliate, olive.....eccetera eccetera....
Accompagno con un qualsiasi contorno di verdure.
Chi fermenta e fà Fervida, potrà insaporire anche questa insalata con un Fervida di sua preferenza.
Questo piatto può sostituire il primo, e soprattutto la fin troppo abusata pastasciutta, a tutto vantaggio della nostra salute, della Terra e della biodiversità culinaria!
Discorso a parte va poi fatto per la farina di ceci, che si ottiene dalla loro macinazione. In Italia la farina di ceci viene utilizzata in molte preparazioni, dalla farinata ligure alla panissa, sempre ligure, alla panella palermitana, alla cecìna pisana e alla torta livornese.
Il Buono dei Ceci di Nonno Berto
Insomma, quello che vale per ogni altra coltura.
In particolare:
- Sostanze chimiche utilizzate: nessuna
- Provenienza del seme: autoproduzione
- Fertilità del suolo garantita da: rotazioni; consociazioni; lungo periodo di riposo (min. 3 anni di riposo ogni 2 anni di coltura); sfalci a suolo come pacciamatura.
Conclusioni
Mangiate Farro!!!!!
E Lenticchie, Orzo, Avena, Miglio!!!!!
Mangiateli Locali, Italiani, Interi e coltivati senza pesticidi! Biodiversificate la vostra cucina, il vostro palato, il vostro intestino e la vostra Terra!
Sono i nostri Cibi Maestri, antichi e saggi. Portano tutta la memoria delle nostre Terre, la stessa che condividono le nostre cellule.
Se siete come noi gran mangiatori di Cereali Interi e Legumi, inviateci le vostre ricette preferite: sarà un piacere condividerle!
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