Arriva primavera, e con lei, gli appassionati ricercatori di Asparagi, che colti da improvvisa e focosa passione per la Natura, ne esprimono l'ardore cacciando i gustosi germogli dell'Asparagina.
Dono prelibato di boschi e incolti, le Asparagine corteggiano olivi, bordi di campo e fossi.
In effetti, i giovani getti di questa pianta sono una vera prelibatezza.
Così, una moltitudine di urbana gente che ha scelto quale sua dimora di vita, lavoro e servizio la città, si riversa nei boschi riempiendosi tasche, borse e cestine. Analoghi episodi, ahimè, in tempo di funghi e caccia.
Personalmente, lo chiamo saccheggio.
Distante mille miglia da un qualsivoglia spirito vero ecologico ed ecologista, il mero accaparramento di risorse selvatiche è per me la riproduzione di una forma di sfruttamento, quella stessa forma di sfruttamento delle Risorse Naturali che tanto aberriamo nei salotti, negli uffici e sulla carta.
E dunque?
E dunque interroghiamoci, almeno, su come rendere tale pratica meno invasiva, più ecologica possibile.
Innanzi tutto, rendiamoci conto del fatto che quando attraversiamo un luogo, entriamo in un luogo, quel luogo è un eco-sistema, e non un parco giochi a nostra disposizione.
E' un ecosistema fatto di vite molteplici, vegetali e non. Forse è un luogo di pascolo, forse ha accolto civiltà e mestieri ormai dimenticati. E' un ecosistema che se esiste, esiste in funzione di specifiche dinamiche. E' un ecosistema che può essere abitato, la cui sentieristica qualcuno percorre e manutiene, sulle cui proprietà magari qualcun'altro paga le tasse, o semplicemente è uno spazio abbandonato dall'uomo e in progressiva riappropriazione da parte del selvatico.
Alberi secolari potrebbero guardarci, mentre tra le rocce iniziano a intiepidirsi le vipere e i biacchi.
I primi fiori fanno il loro apparire, offrendo di sè colori, profumo e cibo prelibato per gli insetti.
La terra si scalda piano, accoglie zitta le zampe del cinghiale come le nostre.
Un tripudio di vita e di abbondanza.
Vogliamo davvero attraversare tutto questo senza lasciare altro che qualcosa di meno?
Mi permetto dunque di buttar là due appunti, per fare del nostro andar per boschi un gesto d'amore per il pianeta e le sue creature tutte, e non solo un gesto di accaparramento.
1) porta con te una busta per raccogliere eventuale immondizia che potresti incontrare lungo il percorso. Bossoli, pacchetti di sigarette, bottigliette di plastica....purtroppo sono ancora frequenti gli spregi portati alla Natura. Nel nostro piccolo, potremmo fare un poco di pulizia. Aguzziamo gli occhi non solo per i pregiati turioni da portar via, ma anche per queste incurie dei nostri simili, e lasciamo dietro di noi un bosco più pulito.
2) Rifletti sulla differenza tra "usare" e "prendersi cura"
3) Limita l'uso dei mezzi a motore: inquinano, fanno un sacco di rumore, scassano i fondi sterrati e non costituiscono esattamente il modello di trasporto ecologico. Una bella passeggiata a piedi non disturberà e sarà un'ottima occasione per esplorare con calma e da vicino gli spazi che attraverserai. Gli animali selvatici non saranno spaventati e sarà più facile avvistarli.
4) informati sui luoghi che ami frequentare a questo scopo. Potresti scoprire che vi abitano contadini, e che potresti cogliere l'occasione per conoscere persone nuove, stili di vita diversi seppure così vicini a te, assaggiare quello che producono, e se ti piace, acquistare qualcosa. Il famoso consumo locale a Km 0 non è mica solo quello dei mercati organizzati!!
Così farai davvero relazional-economia sostenibile, senza bisogno di tante lobby e tanti intermediari.
Potrai anche confrontarti con loro, se lo vorranno, su come vorresti che fosse fatto il tuo cibo, o su qualsiasi cosa ispiri la tua curiosità.
Potresti anche scoprire che proprio in quell'area e solo in quella crescono specifiche varietà vegetali e animali, o sono avvenute particolari vicende storiche.
5) Tieni sempre presente che anche quello che ti sembra "erbaccia" è un patrimonio di biodiversità: abbine cura.
6) Valuta l'opportunità di rendere gli spazi urbani che vivi attualmente più confacenti alle tue esigenze di natura: più verde urbano, meglio gestito, più curato.
Molte sono le iniziative in questo ambito. Riappropriarti dei luoghi in cui vivi è un modo per coltivare autosufficienza. Un pò dappertutto stanno nascendo comitati di quartiere, associazioni, gruppi informali e altre realtà che, su iniziativa individuale e progressiva aggregazione, promuovono la riconversione di spazi pubblici o abbandonati urbani in parchi verdi fruibili e accoglienti. Anche gli asparagi selvatici si possono coltivare. Vedi ad esempio questo link: http://www.localitailpiano.it/coltivazione-asparago-selvatico.pdf.
7) Immagina che il Luogo che attraversi abbia un suo Spirito (Genius Loci, Deva...), e possa ricordarsi di Te. Fà che possa avere di Te un buon ricordo.
8) Chiedi permesso e coltiva gratitudine.
Le tradizioni sciamaniche sono ricche di canti e preghiere propiziatorie da rivolgere alle creature visibili e invisibili con cui di volta in volta si interagisce, il cui scopo è duplice: da un lato, indurre il proprio stato d'animo ad una frequenza vibratoria elevata e piacevole di gratitudine e serenità; dall'altro creare un contatto percettivo profondo con le creature vegetali, animali e animiche che ci circondano, in grado di risvegliare sensi altrimenti sopiti e renderci più attenti a cosa ci accade.
Dallo Sciamanesimo a Steiner: l'agricoltura biodinamica considera fondamentale l'atteggiamento con cui le attività colturali vengono realizzate, e attribuisce molta importanza agli stati d'animo che permeano le azioni colturali nella qualità del risultato finale.
Donne e uomini medicina non utilizzerebbero mai per i loro medicamenti piante raccolte senza canti, preghiere, richieste e debite risposte da parte dei Regni della Natura.
Se è vero che non siamo solo materia, ma che anzi la materia è l'esito delle frequenze vibratorie e delle qualità energetiche che nutriamo, tutto questo svela il suo senso profondo.
COME RACCOGLIERE GLI ASPARAGI?
Te lo sei mai chiesto?
Eppure, a seconda di come lo facciamo, possiamo facilitare o ostacolare la rigenerazione della pianta.
Non ho trovato risposte precise in merito, ma l'esperienza e un pò di familiarità con le piante mi hanno portato a queste conclusioni. Sarò lieta di ricevere osservazioni e suggerimenti in merito.
Esistono diverse scuole di pensiero in materia.
In linea di principio, se l’asparago è abbastanza lungo, e la stagione abbastanza inoltrata da non lasciar presupporre il tempo di rigenerare nuovi turioni, è preferibile staccare la parte apicale dell'asparago, nella parte non legnosa, a circa 20-30 cm dalla punta.
In questo caso, il fusto dell’asparago non reciso “spica”, ossia continuerà a crescere ed emetterà getti laterali.
Se l’asparago è giovane e la stagione ancora umida e fresca, è preferibile reciderlo (a mano o con delle forbici) alla base, al livello del terreno; alcuni lo raccolgono estirpandolo dal terreno, asportandone anche la parte bianca sottoterra per 5-10 cm., avendo cura però di non danneggiare la pianta madre. Individuare la pianta madre e non danneggiarla sembra dunque un principio fondamentale.
Antiche credenze del vastese sostengono che se l’asparago viene estirpato, produrrà 10 nuovi asparagi. In effetti, questo sembrerebbe il metodo migliore per far continuare a produrre nuovi getti, a condizione che l'umidità sia ancora elevata e il clima non ancora troppo caldo.
Personalmente, combino le tre modalità in funzione del momento stagionale e della dimensione della pianta madre e del turione. Non manco mai di lasciare qualche turione intatto al suo destino, per buon auspicio e ringraziamento.
INFORMAZIONI VARIE SUGLI ASPARAGI
L’asparago non è un frutto, ma è il turione, ossia il giovane getto della pianta che, se non raccolto, o raccolto solo nella sua parte apicale più alta, si trasforma in un nuovo fusto. La pianta è dotata di rizomi, fusti modificati che crescono sotto terra formando un reticolo. Da essi si dipartono i turioni, ovvero la parte epigea e commestibile della pianta. Gli asparagi vanno raccolti quando sono ancora teneri, prima di assumere una consistenza lignea. Se non vengono raccolti, i turioni ramificano e raggiungono una lunghezza variabile da 1 a 2 m.
Un pò di Storia. L’Asparago era già consumato dagli Egizi e dagli antichi Romani che già nel 200 a.C. avevano dei manuali per la coltivazione. L’asparago è citato da Teofrasto, Catone, Plinio e Apicio che ne descrissero minuziosamente il metodo di coltivazione e di preparazione. Agli imperatori romani gli asparagi piacevano così tanto che avevano navi apposite per andarli a raccogliere. Dal XV secolo è iniziata la coltivazione in Francia, per poi, nel XVI secolo giungere all’apice della popolarità anche in Inghilterra; solo successivamente fu introdotto in Nord America.
L’asparago è una specie dioica cioè porta fiori maschili e femminili su piante diverse. I frutti (prodotti ovviamente solo dalle piante femminili) sono piccole bacche rosse, verdi o nere a seconda della specie, che contengono semi di colore nero.
Origine del nome. Il termine asparago deriva dal greco aspharagos, a sua volta derivato dal persiano asparag, germoglio.
REGOLAMENTI SULLA RACCOLTA DI ASPARAGI SELVATICI
Purtroppo spesso nei nostri boschi si aggirano persone che mancano di responsabilità, educazione e misura. Per questo motivo molte Regioni, ad esempio la Toscana, il Veneto, la Sicilia, hanno predisposto appositi regolamenti per disciplinare metodi e quantità di raccolta e soprattutto per evitare il danneggiamento e la distruzione della pianta madre. Informatevi prima di partire per la vostra escursione, in modo da non rischiare salate sanzioni.
COME SI CONSERVANO
In frigorifero 4 giorni, nel cassetto della verdura, avvolti in un panno umido. Fuori dal frigorifero, si conservano con i gambi immersi nell'acqua fredda per 24 ore. Se dei turioni raccolti fanno parte le zone bianche vicine alla radice, queste devono essere tolte prima di immergere i turioni nell'acqua.
COME SI UTILIZZANO
Le più pregiate sono le parti apicali e tenere del turione, bollite o soffritte e poi variamente cucinate.
Le parti più legnose del gambo sono molto saporite, e considero uno spreco gettarle, quando colte. Le utilizzo facendole a pezzi di 10 cm e mettendole nell'acqua di cottura della pasta, del riso o del brodo. Una volta ben bollite, oltre ad aver insaporito il cibo in cui sono state cotte, le scolo e trito o frullo con un poco d'aglio e prezzemolo, e il mio buon extravergine. Ne esce una salsa saporita che aggiusto di sale e pepe e poi servo sul pane fatto in casa abbrustolito al fuoco.
VALORI NUTRIZIONALI INDICATIVI
Gli asparagi contengono poche calorie, per questo sono particolarmente indicati nelle diete dimagranti. Hanno proprietà depurative, nonchè un alto contenuto di calcio, fosforo, magnesio e potassio e sono poveri di sodio. L'asparagina è uno degli amminoacidi presente in abbondanza, che serve alla fabbricazione di numerose sostanze proteiche, e dunque per la trasformazione dello zucchero. Ricco di Rutina che serve a rinforzare le pareti dei capillari. Acido folico è presente in abbondanza. Manganese e Vitamina A che hanno un effetto benefico sui legamenti, sui reni e la pelle. Fosforo e Vitamina B che permettono di lottare contro l'astenia. Contengono inoltre Calcio, Magnesio, Potassio e sono poveri di Sodio.
Buone passeggiate e Buona Primavera!
Un ringraziamento speciale a Alimentipedia.it e al Centro Studi Montagna Vastese, fonte preziosa di conoscenza sulla Natura.