Virgilio e le Api
"[le api] sole hanno i figli in comune, case congiunte a formare una città;
vivono sotto leggi magnanime e sole riconoscono una patria e sicuri Penati;
pensose dell'inverno che incombe, faticano d'estate e mettono in comune il frutto della loro ricerca.
Infatti alcune sono preposte al vitto, e secondo un patto,
faticano nei campi: parte, nel chiuso della loro dimora...
altre conducono fuori i figli cresciuti,
speranza della stirpe; altre stipano purissimo
miele, e colmano le celle di limpido nettare.
Ad alcune tocca in sorte la vigilanza davanti alle porte
e a vicenda scrutano le acque e le nubi del cielo,
o ricevono il carico dalle venienti, o strette in schiera,
ricacciano dalle mangiatoie i fuchi, ignavo armento [...]
ognuna col suo compito [...]
a tutte un unico riposo, a tutte un'unica fatica."
vivono sotto leggi magnanime e sole riconoscono una patria e sicuri Penati;
pensose dell'inverno che incombe, faticano d'estate e mettono in comune il frutto della loro ricerca.
Infatti alcune sono preposte al vitto, e secondo un patto,
faticano nei campi: parte, nel chiuso della loro dimora...
altre conducono fuori i figli cresciuti,
speranza della stirpe; altre stipano purissimo
miele, e colmano le celle di limpido nettare.
Ad alcune tocca in sorte la vigilanza davanti alle porte
e a vicenda scrutano le acque e le nubi del cielo,
o ricevono il carico dalle venienti, o strette in schiera,
ricacciano dalle mangiatoie i fuchi, ignavo armento [...]
ognuna col suo compito [...]
a tutte un unico riposo, a tutte un'unica fatica."
Anima Creatura "Ape"
Sono circa 20.000 le specie della superfamiglia degli Apoidei, dell'ordine degli Imenotteri.
Nome scientifico: Apis mellifera
Ordine: Imenotteri
Descrizione : L'Apis mellifera possiede un sistema nervoso sviluppato, la capacita' di provare dolore e un'intelligenza che le permette, ad esempio, di costruire le celle basandosi sulla percezione dei campi gravitazionale e magnetico terrestri. Comunica mediante i suoni prodotti dalle vibrazioni delle ali, l'emissione di feromoni e un complesso linguaggio basato su danze, tramite il quale e' in grado, ad esempio, di dirigere la colonia verso il cibo, specificandone qualita', distanza ed esatta locazione.
Habitat: Diversi tipi di ambienti vegetazionali.
Note caratteristiche/curiosità: L'alveare delle api è fatto di cera, prodotta da ghiandole speciali dell'addome delle operaie. Le cellette esagonali formano,insieme, un favo. Alcune cellette sono piene di nettare e saliva,altre di polline,altre ancora ospitano le larve.La temperatura interna è mantenuta costante dalle operaie che "fanno vento"battendo le ali o trasportano acqua all'interno o ancora,se ocorre, "tremano"per aumentare la temperatura.
Le api sono in grado di comunicare alle compagne la posizione di un prato ricco di fiori.
Quando un'operaia individua il luogo adatto torna all'alveare ed esegue una sorta di danza.
Se il movimento è circolare, il prato è vicino; se l'addome si muove molto e l'ape disegna una specie di otto, il prato è lontano e ne viene indicata la posizione rispetto al sole. Le comunità di api si distinguono in tre gruppi:operaia,fuco e regina. Le operaie costruiscono e riparano il nido,si occupano dellaregina e curano le larve.Raccolgono il polline e lo portano al nido. I fuchi si occupano di fecondare la regina, madre di tutte le api.
Nome scientifico: Apis mellifera
Ordine: Imenotteri
Descrizione : L'Apis mellifera possiede un sistema nervoso sviluppato, la capacita' di provare dolore e un'intelligenza che le permette, ad esempio, di costruire le celle basandosi sulla percezione dei campi gravitazionale e magnetico terrestri. Comunica mediante i suoni prodotti dalle vibrazioni delle ali, l'emissione di feromoni e un complesso linguaggio basato su danze, tramite il quale e' in grado, ad esempio, di dirigere la colonia verso il cibo, specificandone qualita', distanza ed esatta locazione.
Habitat: Diversi tipi di ambienti vegetazionali.
Note caratteristiche/curiosità: L'alveare delle api è fatto di cera, prodotta da ghiandole speciali dell'addome delle operaie. Le cellette esagonali formano,insieme, un favo. Alcune cellette sono piene di nettare e saliva,altre di polline,altre ancora ospitano le larve.La temperatura interna è mantenuta costante dalle operaie che "fanno vento"battendo le ali o trasportano acqua all'interno o ancora,se ocorre, "tremano"per aumentare la temperatura.
Le api sono in grado di comunicare alle compagne la posizione di un prato ricco di fiori.
Quando un'operaia individua il luogo adatto torna all'alveare ed esegue una sorta di danza.
Se il movimento è circolare, il prato è vicino; se l'addome si muove molto e l'ape disegna una specie di otto, il prato è lontano e ne viene indicata la posizione rispetto al sole. Le comunità di api si distinguono in tre gruppi:operaia,fuco e regina. Le operaie costruiscono e riparano il nido,si occupano dellaregina e curano le larve.Raccolgono il polline e lo portano al nido. I fuchi si occupano di fecondare la regina, madre di tutte le api.
Kalil Gibran e le Api
"E ora domandatevi in cuore: "Come potremo distinguere il buono dal cattivo nel piacere?"
Andate nei vostri campi e giardini, e imparerete che il piacere dell'ape è raccogliere il nettare del fiore, e che il piacere del fiore è conceder all'ape il suo nettare, poiché il fiore per l'ape è una fonte di vita, e l'ape per il fiore è una messaggera d'amore.
E per l'ape e per il fiore donarsi e ricevere piacere è a un tempo necessità ed estasi."
(Kalil Gibran)
Andate nei vostri campi e giardini, e imparerete che il piacere dell'ape è raccogliere il nettare del fiore, e che il piacere del fiore è conceder all'ape il suo nettare, poiché il fiore per l'ape è una fonte di vita, e l'ape per il fiore è una messaggera d'amore.
E per l'ape e per il fiore donarsi e ricevere piacere è a un tempo necessità ed estasi."
(Kalil Gibran)
Le Api e l'Inverno
Dopo il grande caldo, già a partire dalla seconda metà di agosto o dai primi giorni di settembre, le api cominciano i preparativi per l'inverno.
A seconda della zona in cui si trovano gli alveari, dopo l'eventuale blocco di covata (conseguenza del calore e della mancanza di importazione), verso la fine di ogni estate, le api regine iniziano a deporre le uova che daranno origine alle api invernali.
Per chi non fosse informato, la popolazione di un alveare, in condizioni normali, si compone di un'ape regina, qualche decina di migliaia di api operaie ed una decina di migliaia circa di fuchi ( gli unici insetti di sesso maschile presenti in una famiglia di api ).
Ogni alveare è organizzato in classi sociali in base all’età delle stesse api ed alle caste sopra descritte. Diversamente da quanto si pensi non è l’ape regina che comanda l’alveare bensì le api operaie le quali decidono in maniera prevalente la sorte dello stesso alveare. L’ape regina è l’unica tipologia di ape che può deporre uova fecondate (le quali danno origine ad api operaie) oppure uova non fecondate (dalle quali nascono i fuchi) e l’unica ape ad assicurare coesione tra tutti questi insetti emettendo diverse sostanze chimiche chiamate feromoni. Quando un’ape regina non è più efficiente oppure è vecchia, le api operaie se ne accorgono, la uccidono per soffocamento e ne formano un’altra partendo da uova fresche fecondate nutrite solo con pappa reale, erigendo una o più celle reali.
La durata media della vita di una singola ape operaia dipende da molti fattori. Tra i principali possiamo elencare il lavoro compiuto da essa, le eventuali patologie a cui l'ape è soggetta, il nutrimento assunto ed il periodo di nascita. La vita media di un’ape operaia è di circa quaranta giorni durante la stagione produttiva, che dalle nostre parti va da aprile sino a settembre.
Durante l’inverno le api vivono dai quattro ai sei mesi; questo perché l’alveare va in letargo, in gergo apistico l’alveare entra in glomere ottimizzando tutti i lavori ed i consumi di miele al minimo necessario. All’arrivo dei primi freddi (temperature medie inferiori a 10° C), le api si aggrappano l’una con l’altra formando una palla tra un favo (tipica costruzione verticale composta da celle esagonali di cera dove le api depositano miele, polline, pappa reale e allevano covata e l’altro. Questa palla di api ammassate è chiamata glomere. Il glomere permette la sopravvivenza delle famiglie di api anche con temperature esterne fino a meno 40° C. Le api essendo ammucchiate l’una con l’altra riescono a mantenere temperature interne al glomere che vanno da un minimo di 25° C ad un massimo di 35° C, se è presente anche covata, quando le temperature esterne possono essere anche di diversi gradi sotto lo zero.
Con l’arrivo del freddo le api presenti all’interno di una famiglia diminuiscono di numero, la regina diminuisce drasticamente la deposizione di uova fino al blocco invernale, i voli esterni si limitano alle sole giornate di sole con temperatura sopra gli 8° C e i consumi di miele vengono ridotti al minimo.
Il miele prodotto durante la stagione produttiva serve alle api d’inverno per la nutrizione e per il riscaldamento, quest’ultimo derivante dalla vibrazione dei loro muscoli. L’apicoltore conosce quanto miele è opportuno lasciare ad ogni singolo alveare per garantire il benessere delle api.
L’attività delle api coincide con la luce solare delle giornate. La ripresa della nuova stagione apistica comincia in gennaio con la fioritura del nocciolo che fornisce polline prezioso e giallo come l’oro. La piena attività di un alveare si ha da marzo/aprile in poi.
A seconda della zona in cui si trovano gli alveari, dopo l'eventuale blocco di covata (conseguenza del calore e della mancanza di importazione), verso la fine di ogni estate, le api regine iniziano a deporre le uova che daranno origine alle api invernali.
Per chi non fosse informato, la popolazione di un alveare, in condizioni normali, si compone di un'ape regina, qualche decina di migliaia di api operaie ed una decina di migliaia circa di fuchi ( gli unici insetti di sesso maschile presenti in una famiglia di api ).
Ogni alveare è organizzato in classi sociali in base all’età delle stesse api ed alle caste sopra descritte. Diversamente da quanto si pensi non è l’ape regina che comanda l’alveare bensì le api operaie le quali decidono in maniera prevalente la sorte dello stesso alveare. L’ape regina è l’unica tipologia di ape che può deporre uova fecondate (le quali danno origine ad api operaie) oppure uova non fecondate (dalle quali nascono i fuchi) e l’unica ape ad assicurare coesione tra tutti questi insetti emettendo diverse sostanze chimiche chiamate feromoni. Quando un’ape regina non è più efficiente oppure è vecchia, le api operaie se ne accorgono, la uccidono per soffocamento e ne formano un’altra partendo da uova fresche fecondate nutrite solo con pappa reale, erigendo una o più celle reali.
La durata media della vita di una singola ape operaia dipende da molti fattori. Tra i principali possiamo elencare il lavoro compiuto da essa, le eventuali patologie a cui l'ape è soggetta, il nutrimento assunto ed il periodo di nascita. La vita media di un’ape operaia è di circa quaranta giorni durante la stagione produttiva, che dalle nostre parti va da aprile sino a settembre.
Durante l’inverno le api vivono dai quattro ai sei mesi; questo perché l’alveare va in letargo, in gergo apistico l’alveare entra in glomere ottimizzando tutti i lavori ed i consumi di miele al minimo necessario. All’arrivo dei primi freddi (temperature medie inferiori a 10° C), le api si aggrappano l’una con l’altra formando una palla tra un favo (tipica costruzione verticale composta da celle esagonali di cera dove le api depositano miele, polline, pappa reale e allevano covata e l’altro. Questa palla di api ammassate è chiamata glomere. Il glomere permette la sopravvivenza delle famiglie di api anche con temperature esterne fino a meno 40° C. Le api essendo ammucchiate l’una con l’altra riescono a mantenere temperature interne al glomere che vanno da un minimo di 25° C ad un massimo di 35° C, se è presente anche covata, quando le temperature esterne possono essere anche di diversi gradi sotto lo zero.
Con l’arrivo del freddo le api presenti all’interno di una famiglia diminuiscono di numero, la regina diminuisce drasticamente la deposizione di uova fino al blocco invernale, i voli esterni si limitano alle sole giornate di sole con temperatura sopra gli 8° C e i consumi di miele vengono ridotti al minimo.
Il miele prodotto durante la stagione produttiva serve alle api d’inverno per la nutrizione e per il riscaldamento, quest’ultimo derivante dalla vibrazione dei loro muscoli. L’apicoltore conosce quanto miele è opportuno lasciare ad ogni singolo alveare per garantire il benessere delle api.
L’attività delle api coincide con la luce solare delle giornate. La ripresa della nuova stagione apistica comincia in gennaio con la fioritura del nocciolo che fornisce polline prezioso e giallo come l’oro. La piena attività di un alveare si ha da marzo/aprile in poi.
La Vita delle Api
La società delle api è matriarcale e persistente, è inoltre monoginica e si moltiplica per sciami.
La società è divisa in tre caste: regina, fuchi ed operaie.
L'ape regina è una femmina destinata, dopo il volo nuziale, a vivere nel nido deponendovi le uova, a meno che non debba sciamare. Il primo sciame che esce da un alveare è infatti sempre guidato da una vecchia regina. Prima che esso si formi, le api operaie costruiscono un certo numero di celle reali, per ottenere regine destinate a rimanere nell'alveare oppure ad accompagnare successivi sciami. Quando la giovane regina, nata nella più vecchia di queste celle, si è liberata, cerca di uccidere le sorelle regali che si trovano ancora all'interno delle celle. Questo fenomeno viene evitato perché sciami di operaie e maschi sono pronti a sciamare non appena le giovani regine escono dalle celle; al primo sciame ne seguiranno degli altri fino a quando ci saranno abbastanza api nell'alveare; a questo punto la prima regina che nasce e non sciama ucciderà le regine non nate e diventerà l'unica regina dell'alveare.
I fuchi sono maschi, nascono da uova non fecondate, deposte dalla regina in grosse celle esagonali ed, in via molto eccezionale, da operaie di alveari orfani divenute ovificatrici. I maschi sono più pesanti delle operaie, abbondantemente ricoperti di peli e ricchi di sensilli olfattori e tattili, servono esclusivamente alla fecondazione delle regine ed è per questo che si trovano nell'alveare quando la società è pronta per dividersi. La loro vita è molto breve, vivono circa 24 ore.
Le api operaie sono femmine che non depongono le uova salvo che in casi eccezionali. Le operaie delle api possono essere distinte in varie categorie a seconda dell'età, nella quale compiono lavori diversi. Le api giovanissime si dedicano alla pulizia delle celle; a partire dal terzo giorno alimentano con miele e polline le larve da operaie e da fuchi. Quando hanno raggiunto dai tre ai sei giorni d'età, epoca nelle quale le loro ghiandole sopracerebrali entrano in funzione, secernono pappa reale che forniscono alle giovanissime larve. Soltanto più tardi, e cioè al quindicesimo giorno di età, si addestrano a divenire bottinatrici, con prudenti voli di orientamento nelle vicinanze dell'arnia; nel frattempo compiono la guardia all'alveare, collocandosi sulla porticina dell'arnia e scacciando tutti gli intrusi.
Al ventesimo giorno divengono definitivamente bottinatrici, dedicandosi esclusivamente alla raccolta del nettare e del polline, in un raggio di volo di circa 4 o 5 km attorno all'alveare. Le api bottinatrici, di ritorno all'alveare, segnalano alle compagne la posizione del bottino con una danza. Se il cibo è stato trovato in un raggio di 80 metri dall'alveare, l'ape esegue una danza circolare, che non dà altra informazione che la presenza di cibo nei dintorni; solo l'odore che emana dalla danzatrice darà alle sue compagne un'indicazione sulla specie di fiori che dovranno visitare. Se però i fiori che hanno fornito il nettare e il polline si trovano a distanza maggiore, allora l'ape esegue una danza più complicata: essa descrive un doppio cerchio a forma di 8, ed ogni volta che ripassa dall'intersezione dell'8 agita rapidamente l'addome.
Questa danza dà diverse informazioni: la distanza del bottino è espressa dalla frequenza della danza; infatti più esso è lontano, minore è il numero dei cicli completi descritti dall'insetto in un determinato tempo. La direzione del bottino è indicata con riferimento alla posizione del sole in quel momento; ma poiché la danza si svolge sul favo che è verticale, mentre il bottino va ricercato in un piano orizzontale, così le api trasferiscono, nel loro linguaggio, le direzioni di un piano verticale, secondo la regola che lo zenith simboleggia la posizione del sole. Perciò se l'ape, nel momento in cui giunta all'intersezione dell'8, scodinzola, ha il capo rivolto verso l'alto, ciò significa che il bottino va ricercato in direzione del sole; se quando scodinzola è rivolta verso il basso, il bottino sarà in direzione opposta al sole; se è diretta a 60° a sinistra dello zenith, la fonte del cibo si troverà 60° a sinistra del sole. La durata e la vivacità della danza forniscono indicazioni sulla qualità del cibo trovato.
L'accoppiamento avviene in volo. La regina vergine, dopo 5-6 giorni dallo sfarfallamento, esce per il volo nuziale, gira intorno all'alveare e si dirige verso l'alto seguita da uno stuolo di maschi. Dopo l'accoppiamento regina e fuco cadono in terra e la regina, liberatasi del corpo inerte del maschio, morto durante l'atto coniugale, ritorna all'alveare dove con l'aiuto delle operaie si libera dell'armatura genitale maschile, che tratteneva ancora nell'addome.
Qualche giorno dopo comincia a deporre le uova; la deposizione è più abbondante quando il raccolto è ricco e la temperatura favorevole, pertanto raggiunge un massimo in primavera ed in estate (fino a 3.000 uova), decresce in autunno e cessa nei mesi invernali, fatta eccezione per le località a clima temperato. La regina inizia la deposizione nei favi più caldi e riparati del nido; introduce nella cella l'estremità dell'addome e vi lascia cadere un solo uovo. Incomincia generalmente nel centro del favo e prosegue la deposizione compiendo giri concentrici.
Il maggior numero delle celle sono delle operaie; soltanto in primavera, ed eccezionalmente in altri periodi dell'anno, compaiono i maschi e vengono costruite le celle reali; queste ultime predispongono la sciamatura. Dalle piccole celle esagonali nascono le operaie; dalle grandi, sempre esagonali, schiudono i maschi, mentre nelle grosse celle del favo a forma di ghianda, le regine. Dall'uovo, dopo tre giorni, schiude la larva; quando la larva ha raggiunto il suo pieno sviluppo, fodera la propria cella e la chiude con un involucro di seta e successivamente si trasforma in pupa. Nel frattempo le operaie hanno chiuso la cella con un opercolo di cera che è leggermente convesso nelle celle delle operaie, molto convesso in quelle dei fuchi e nelle celle reali.
Al momento della schiusa, la giovane ape pratica una fenditura nell'opercolo e lo solleva per uscire. Le uova sono tutte identiche, sebbene quelle che daranno origine ai maschi non siano state fecondate. Le larve vengono nutrite per tre giorni con la pappa reale, in seguito il regime alimentare cambia a seconda del destino delle larve: le reali ricevono ancora pappa reale, mentre le altre ricevono miele e polline. La durata della vita larvale è di 24 giorni per i maschi, di 21 per le operaie e di 15 o 16 per le regine.
Quando le operaie sono pronte per sciamare si riempiono di miele e propoli ed aspettano che la regina prenda il volo per seguirla. Il nuovo alveare è di solito nelle vicinanze del vecchio. Prima partono delle api esploratrici, che dopo aver trovato un posto adeguato tornano a chiamare le altre e compiono una danza identica a quella delle api bottinatrici; all'inizio le diverse esploratrici propongono vari luoghi ma solo quando tutte le danze sono concordi si parte e si fonda il nuovo alveare.
Le api sono provviste di un pungiglione formato da tre elementi: uno stiletto e da due lancette. Lo stiletto è provvisto di dentelli ricurvi che fanno in modo che l'animale non è più in grado di ritrarlo, una volta che l'ape usa il pungiglione è quindi destinata alla morte.
Le api hanno dei nemici, tra questi troviamo la varroa (Varroa jacobsoni) che è un acaro che si attacca sia alle larve che agli adulti e ne succhia i liquidi interni. Molto spesso si insinua nelle celle e ne uccide gli occupanti prima che nascono. La maggior parte delle volte un alveare attaccato dalla varroa è destinato alla morte; gli allevatori se un alveare è infestato lo bruciano per evitare che il contagio si estenda ad altri alveari. È obbligatorio denunciare la presenza di quest'acaro negli alveari.
Le api producono diversi prodotti: il miele, la propoli, la pappa reale, la cera.
Il miele trae la sua origine dal nettare dei fiori. Subito dopo la suzione, già durante il viaggio di ritorno, la bottinatrice all'interno della sua borsa melaria (una specie di pre-stomaco) inizia la trasformazione in miele mediante l'aggiunta di enzimi da parte dell'apparato digerente. Il miele viene poi immagazzinato in apposite celle con opercolo. È costituito per 80% di zuccheri: soprattutto fruttosio e glucosio; le altre sostanze presenti sono sali minerali, alcoli, eteri, aldeidi, vitamine ed enzimi. Un chilogrammo di miele fornisce 3.200 calorie.
La propoli viene raccolta sulle gemme e sulla corteccia delle piante, portata all'interno dell'alveare ed elaborata. Alcune delle piante da cui viene raccolta la propoli sono: il pioppo, la betulla, l'ontano, l'abete rosso, il pino. Questa sostanza resinosa viene raccolta nelle ore più calde della giornata e portata all'interno dell'alveare ed utilizzata per le sue proprietà antisettiche. Con questa sostanza si costruiscono barriere, si otturano delle fessure e si rivestono le pareti interne delle celle e dell'alveare; si usa anche per imbalsamare gli animali di grossa taglia che una volta uccisi a causa delle dimensioni e del peso rimangono nell'alveare. L'uomo usa la propoli come antisettico de cavo orale.
La pappa reale è il prodotto delle ghiandole sopracerebrali nelle api operaie. È l'unico alimento delle api regine e per tutte le larve per i primi tre giorni di vita. Un alveare ne produce per la commercializzazione poche decine di grammi l'anno. Contiene alte percentuali di zuccheri, proteine e grassi, ma è ricchissimo di vitamina B5, che stimola le funzioni cellulari per questo motivo viene usata come ricostituente.
La cera viene secreta da delle ghiandole delle operaie. È una sostanza grassa che viene emessa sotto forma di goccioline che poi si rapprendono in scaglie sul corpo. Prima di essere usata viene manipolata con le mandibole addizionandola con polline e propoli; serve per la costruzione dell'alveare.
Esistono molti tipi di miele ed ognuno possiede le caratteristiche del fiore da cui deriva e della zona di produzione. I mieli più famosi sono quelli d'acacia (biondo chiaro, liquido), di castagno (rossastro scuro, semiliquido, dall'alto valore nutritivo), d'arancio e di agrumi (molto chiaro, cristallizza velocemente), di tiglio (giallo chiaro, semisolido).
La società è divisa in tre caste: regina, fuchi ed operaie.
L'ape regina è una femmina destinata, dopo il volo nuziale, a vivere nel nido deponendovi le uova, a meno che non debba sciamare. Il primo sciame che esce da un alveare è infatti sempre guidato da una vecchia regina. Prima che esso si formi, le api operaie costruiscono un certo numero di celle reali, per ottenere regine destinate a rimanere nell'alveare oppure ad accompagnare successivi sciami. Quando la giovane regina, nata nella più vecchia di queste celle, si è liberata, cerca di uccidere le sorelle regali che si trovano ancora all'interno delle celle. Questo fenomeno viene evitato perché sciami di operaie e maschi sono pronti a sciamare non appena le giovani regine escono dalle celle; al primo sciame ne seguiranno degli altri fino a quando ci saranno abbastanza api nell'alveare; a questo punto la prima regina che nasce e non sciama ucciderà le regine non nate e diventerà l'unica regina dell'alveare.
I fuchi sono maschi, nascono da uova non fecondate, deposte dalla regina in grosse celle esagonali ed, in via molto eccezionale, da operaie di alveari orfani divenute ovificatrici. I maschi sono più pesanti delle operaie, abbondantemente ricoperti di peli e ricchi di sensilli olfattori e tattili, servono esclusivamente alla fecondazione delle regine ed è per questo che si trovano nell'alveare quando la società è pronta per dividersi. La loro vita è molto breve, vivono circa 24 ore.
Le api operaie sono femmine che non depongono le uova salvo che in casi eccezionali. Le operaie delle api possono essere distinte in varie categorie a seconda dell'età, nella quale compiono lavori diversi. Le api giovanissime si dedicano alla pulizia delle celle; a partire dal terzo giorno alimentano con miele e polline le larve da operaie e da fuchi. Quando hanno raggiunto dai tre ai sei giorni d'età, epoca nelle quale le loro ghiandole sopracerebrali entrano in funzione, secernono pappa reale che forniscono alle giovanissime larve. Soltanto più tardi, e cioè al quindicesimo giorno di età, si addestrano a divenire bottinatrici, con prudenti voli di orientamento nelle vicinanze dell'arnia; nel frattempo compiono la guardia all'alveare, collocandosi sulla porticina dell'arnia e scacciando tutti gli intrusi.
Al ventesimo giorno divengono definitivamente bottinatrici, dedicandosi esclusivamente alla raccolta del nettare e del polline, in un raggio di volo di circa 4 o 5 km attorno all'alveare. Le api bottinatrici, di ritorno all'alveare, segnalano alle compagne la posizione del bottino con una danza. Se il cibo è stato trovato in un raggio di 80 metri dall'alveare, l'ape esegue una danza circolare, che non dà altra informazione che la presenza di cibo nei dintorni; solo l'odore che emana dalla danzatrice darà alle sue compagne un'indicazione sulla specie di fiori che dovranno visitare. Se però i fiori che hanno fornito il nettare e il polline si trovano a distanza maggiore, allora l'ape esegue una danza più complicata: essa descrive un doppio cerchio a forma di 8, ed ogni volta che ripassa dall'intersezione dell'8 agita rapidamente l'addome.
Questa danza dà diverse informazioni: la distanza del bottino è espressa dalla frequenza della danza; infatti più esso è lontano, minore è il numero dei cicli completi descritti dall'insetto in un determinato tempo. La direzione del bottino è indicata con riferimento alla posizione del sole in quel momento; ma poiché la danza si svolge sul favo che è verticale, mentre il bottino va ricercato in un piano orizzontale, così le api trasferiscono, nel loro linguaggio, le direzioni di un piano verticale, secondo la regola che lo zenith simboleggia la posizione del sole. Perciò se l'ape, nel momento in cui giunta all'intersezione dell'8, scodinzola, ha il capo rivolto verso l'alto, ciò significa che il bottino va ricercato in direzione del sole; se quando scodinzola è rivolta verso il basso, il bottino sarà in direzione opposta al sole; se è diretta a 60° a sinistra dello zenith, la fonte del cibo si troverà 60° a sinistra del sole. La durata e la vivacità della danza forniscono indicazioni sulla qualità del cibo trovato.
L'accoppiamento avviene in volo. La regina vergine, dopo 5-6 giorni dallo sfarfallamento, esce per il volo nuziale, gira intorno all'alveare e si dirige verso l'alto seguita da uno stuolo di maschi. Dopo l'accoppiamento regina e fuco cadono in terra e la regina, liberatasi del corpo inerte del maschio, morto durante l'atto coniugale, ritorna all'alveare dove con l'aiuto delle operaie si libera dell'armatura genitale maschile, che tratteneva ancora nell'addome.
Qualche giorno dopo comincia a deporre le uova; la deposizione è più abbondante quando il raccolto è ricco e la temperatura favorevole, pertanto raggiunge un massimo in primavera ed in estate (fino a 3.000 uova), decresce in autunno e cessa nei mesi invernali, fatta eccezione per le località a clima temperato. La regina inizia la deposizione nei favi più caldi e riparati del nido; introduce nella cella l'estremità dell'addome e vi lascia cadere un solo uovo. Incomincia generalmente nel centro del favo e prosegue la deposizione compiendo giri concentrici.
Il maggior numero delle celle sono delle operaie; soltanto in primavera, ed eccezionalmente in altri periodi dell'anno, compaiono i maschi e vengono costruite le celle reali; queste ultime predispongono la sciamatura. Dalle piccole celle esagonali nascono le operaie; dalle grandi, sempre esagonali, schiudono i maschi, mentre nelle grosse celle del favo a forma di ghianda, le regine. Dall'uovo, dopo tre giorni, schiude la larva; quando la larva ha raggiunto il suo pieno sviluppo, fodera la propria cella e la chiude con un involucro di seta e successivamente si trasforma in pupa. Nel frattempo le operaie hanno chiuso la cella con un opercolo di cera che è leggermente convesso nelle celle delle operaie, molto convesso in quelle dei fuchi e nelle celle reali.
Al momento della schiusa, la giovane ape pratica una fenditura nell'opercolo e lo solleva per uscire. Le uova sono tutte identiche, sebbene quelle che daranno origine ai maschi non siano state fecondate. Le larve vengono nutrite per tre giorni con la pappa reale, in seguito il regime alimentare cambia a seconda del destino delle larve: le reali ricevono ancora pappa reale, mentre le altre ricevono miele e polline. La durata della vita larvale è di 24 giorni per i maschi, di 21 per le operaie e di 15 o 16 per le regine.
Quando le operaie sono pronte per sciamare si riempiono di miele e propoli ed aspettano che la regina prenda il volo per seguirla. Il nuovo alveare è di solito nelle vicinanze del vecchio. Prima partono delle api esploratrici, che dopo aver trovato un posto adeguato tornano a chiamare le altre e compiono una danza identica a quella delle api bottinatrici; all'inizio le diverse esploratrici propongono vari luoghi ma solo quando tutte le danze sono concordi si parte e si fonda il nuovo alveare.
Le api sono provviste di un pungiglione formato da tre elementi: uno stiletto e da due lancette. Lo stiletto è provvisto di dentelli ricurvi che fanno in modo che l'animale non è più in grado di ritrarlo, una volta che l'ape usa il pungiglione è quindi destinata alla morte.
Le api hanno dei nemici, tra questi troviamo la varroa (Varroa jacobsoni) che è un acaro che si attacca sia alle larve che agli adulti e ne succhia i liquidi interni. Molto spesso si insinua nelle celle e ne uccide gli occupanti prima che nascono. La maggior parte delle volte un alveare attaccato dalla varroa è destinato alla morte; gli allevatori se un alveare è infestato lo bruciano per evitare che il contagio si estenda ad altri alveari. È obbligatorio denunciare la presenza di quest'acaro negli alveari.
Le api producono diversi prodotti: il miele, la propoli, la pappa reale, la cera.
Il miele trae la sua origine dal nettare dei fiori. Subito dopo la suzione, già durante il viaggio di ritorno, la bottinatrice all'interno della sua borsa melaria (una specie di pre-stomaco) inizia la trasformazione in miele mediante l'aggiunta di enzimi da parte dell'apparato digerente. Il miele viene poi immagazzinato in apposite celle con opercolo. È costituito per 80% di zuccheri: soprattutto fruttosio e glucosio; le altre sostanze presenti sono sali minerali, alcoli, eteri, aldeidi, vitamine ed enzimi. Un chilogrammo di miele fornisce 3.200 calorie.
La propoli viene raccolta sulle gemme e sulla corteccia delle piante, portata all'interno dell'alveare ed elaborata. Alcune delle piante da cui viene raccolta la propoli sono: il pioppo, la betulla, l'ontano, l'abete rosso, il pino. Questa sostanza resinosa viene raccolta nelle ore più calde della giornata e portata all'interno dell'alveare ed utilizzata per le sue proprietà antisettiche. Con questa sostanza si costruiscono barriere, si otturano delle fessure e si rivestono le pareti interne delle celle e dell'alveare; si usa anche per imbalsamare gli animali di grossa taglia che una volta uccisi a causa delle dimensioni e del peso rimangono nell'alveare. L'uomo usa la propoli come antisettico de cavo orale.
La pappa reale è il prodotto delle ghiandole sopracerebrali nelle api operaie. È l'unico alimento delle api regine e per tutte le larve per i primi tre giorni di vita. Un alveare ne produce per la commercializzazione poche decine di grammi l'anno. Contiene alte percentuali di zuccheri, proteine e grassi, ma è ricchissimo di vitamina B5, che stimola le funzioni cellulari per questo motivo viene usata come ricostituente.
La cera viene secreta da delle ghiandole delle operaie. È una sostanza grassa che viene emessa sotto forma di goccioline che poi si rapprendono in scaglie sul corpo. Prima di essere usata viene manipolata con le mandibole addizionandola con polline e propoli; serve per la costruzione dell'alveare.
Esistono molti tipi di miele ed ognuno possiede le caratteristiche del fiore da cui deriva e della zona di produzione. I mieli più famosi sono quelli d'acacia (biondo chiaro, liquido), di castagno (rossastro scuro, semiliquido, dall'alto valore nutritivo), d'arancio e di agrumi (molto chiaro, cristallizza velocemente), di tiglio (giallo chiaro, semisolido).
Il Miele
Che cos'è il miele?
Il miele è un liquido dolce, aromatico e denso, prodotto dalle api dal nettare dei fiori, dalla rugiada melata delle foglie di alberi sempreverdi o decidui, dalle materie dolci secernate da piccoli insetti o dal dolce succo di pomo di alcune piante. Le api immagazzinano nei favi il miele così ottenuto. Il colore del miele può variare da quasi trasparente a quasi marrone scuro, mentre la sua consistenza dal liquido denso a quello cristallizzato. L'odore ed il sapore variano e dipendono dalla pianta dominante nel miele.
Come nasce il Miele?
Il miele naturale delle api è perlopiù prodotto dal nettare dei fiori. Il nettare è un liquido dolce secernato dai nettarei, ovvero delle specifiche ghiandole che si trovano nei fiori. Le api volano intorno ai fiori, scoprono il nettare con la lingua, lo succhiano, lo ingoiano, per poi passarlo allo stomaco dove viene lavorato. Dopo, questo nettare viene portato all’alveare e consegnato alle altre api che lo lavorano e lo mettono nei favi cerei. Nei giorni successivi, il nettare si libera dell'acqua eccessiva, ed il saccarosio, influito dagli enzimi di invertasi, viene decomposto in zuccheri semplici: glucosio e fruttosio. Finalmente, le api coprono il nettare così lavorato con i tappi di cera bianchi che pongono sopra i favi cerei dell'alveare dove viene conservato. In questa maniera, ogni favo cereo presenta una scatola naturale, e l'intero favo una vera fonte di cibo energetico e medicinale. Oltre al nettare dei fiori, le api raccolgono anche altre secrezioni dolci delle foglie. Il miele così prodotto si chiama melata. Le api sono attratte anche dalle materie dolci che nascono come conseguenza delle attività dell'afide e di altri insetti che si nutrono di piante. Mentre succhiano il succo di pianta, secernano un liquido dolce che poi viene raccolto dalle api. Il miele prodotto in questo modo si chiama 'medljika'.
Che cosa contiene il Miele?
Il miele naturale delle api, a seconda del tipo, contiene in media: 15–20% di acqua, 75–80% di zuccheri (glucosio, fruttosio, e una quantità minore di saccarosio), sali minerali, proteine, vitamine, fermenti, acidi organici e inorganici, alcaloidi, materie colorate e profumate.
Tipi di Miele
Esistono molti tipi di miele ed ognuno possiede le caratteristiche del fiore da cui deriva, della stagione e della zona di produzione.
A seconda del tipo di pianta dalla quale è stato raccolto il nettare, il miele si può dividere in due categorie: il miele monofloreale e il miele millefiori. Il miele monofloreale o uniflora è il miele prodotto dalle api che raccolgono il nettare principalmente da un tipo di pianta. Un miele viene considerato monofloreale se contiene 80% di miele proveniente da un'unica origine botanica. In generale il miele monofloreale è una forzatura, poichè prevede che in un raggio di 3km intorno alle arnie esista una sola varietà botanica, condizione possibile solo in caso di monocultura associata ad apicultura itinerante. I mieli monofloreali più famosi sono quelli d'acacia (biondo chiaro, liquido), di castagno (rossastro scuro, semiliquido, dall'alto valore nutritivo), d'arancio e di agrumi (molto chiaro, cristallizza velocemente), di tiglio (giallo chiaro, semisolido).
Il miele millefiori è prodotto dalle api che raccolgono il nettare da diversi tipi di piante. Il miele di questo tipo prende il nome dall’ambiente dove è stato ottenuto: il miele di bosco, il miele di campo, ecc.
E' in verità solo il Miele Millefiori il Miele in grado di riflettere la molteplicità vitale dei sistemi viventi naturali, con la loro biodiversità e ricchezza botanica. Il Miele Millefiori riflette altresì le varianze e le energie stagionali, di cui è prezioso portatore.
Aspetti nutrizionali e attività farmacologiche
Da tutti gli alimenti usati nella dieta umana, il miele può venir considerato, grazie alla sua composizione equilibrata di molte sostanze ed alle sue attività complesse, l'alimento più importante – stimola quasi tutte le funzioni del corpo umano, anche l'eliminazione di materie tossiche e nocive. L'attività biologica più interessante è quella antibatterica, ed è chiaro perché il miele rappresenti un indispensabile alimento medicinale e nutritivo – per i bambini come per gli adulti, per i vecchi ed i deboli, per quelli sottoposti agli estremi sforzi mentali e fisici, per i sani e per gli ammalati. Le proprietà nutrienti e medicinali del miele si riflettono nella sua grande digeribilità e nei suoi enzimi che aiutano la digestione. Una volta ingerito, si scioglie facilmente arrivando nel sistema linfatico, e passando al sangue ed ai tessuti. Il miele contiene una grande quantità di sostanze fisiologicamente attive e viene usato moltissimo come ausilio terapeutico. Ha un effetto calmante, previene l'aumento dei grassi e del colesterolo nel sangue, le malattie degli organi digestivi, dei reni, la anemia e molte altre malattie.
Le caratteristiche del Miele
La cristallizzazione del miele è un processo chimico-fisico naturale, durante il quale le caratteristiche del miele rimangono invariate ed il miele conserva le sue proprietà medicinali e nutritive. La cristallizzazione dipende dal tipo di miele e dal modo di conservazione. Alcuni tipi di miele cristallizzano molto rapidamente, mentre gli altri tipi non cristallizzano mai o lo fanno lentamente. La cristallizzazione del miele è più lenta se il miele contiene più fruttosio che glucosio. È il processo dove il miele passa dallo stato liquido allo stato cristallino, più o meno solido. Il miele cristallizzato può passare nuovamente allo stato liquido riscaldando il vaso con di miele cristalizzato a bagno maria fino a 50°C.
Come si conserva il Miele?
Il miele può essere imballato e conservato in vasi di vetro, ceramica, legno, alluminio o plastica. Tutte le confezioni di miele devono essere chiuse ermeticamente. Il miele va conservato in un posto scuro, asciutto, dove non ci sono odori forti.