Da 80 anni a questa parte i nostri contadini son stati spinti a:
1) abbandonare le campagne per cercare vita migliore nelle città, facendosi operai e manovalanza d'industria
2) se proprio proprio volevano restare in campagna, dovevano produrre sempre di più, acquistando mezzi e pesticidi
3) ed infine, diventare imprenditori, omologarsi sempre di più al modello produttivo industriale, abdicando alla missione complessa di farsi "Artigiani della Terra e del Cibo per gli Esseri Umani e il Pianeta tutto"
Oggi arrivano i corsi obbligatori sui fitofarmaci. Cosa dicono?
Meglio tardi che mai, così si scoperchia un vaso di Pandora: l'agricoltura contadina è meglio di quella di quella industriale??? DIPENDE!!!!! Dipende dal contadino!!! Da quanto è stato vittima dei processi di mercato che l'hanno convinto ad abdicare alle sue competenze tradizionali e al suo impegno di Artigiano del Cibo per facilitarsi il lavoro con prodotti chimici tra i più svariati, per quello o per quell'altro, abbandonati alle sole pubblicità. DIPENDE da quanto il Contadino è Cosciente, Consapevole, Competente. |
Sugli obblighi, pure! E qui è interessante! Perchè ogni utilizzatore di pesticidi, oltre a doverne tenere adeguato registro, deve pure informare i vicini di ogni dettaglio, per legge. Così, se qualcuno di voi vuol sapere cosa sta spruzzando il vicino, quali diserbati ha usato e in quali dosaggi, può chiederlo, e il vicino ha l'obbligo di rispondergli in maniera veritiera.
Durante la prima lezione, ho visto occhi sgranati d'improvviso preoccupati per la moglie, il nipotino, i vicini.
Su una ventina di partecipanti, eravamo in 3 a non utilizzare il rogor negli oliveti.
Apriti cielo.
E adesso?????
Adesso non si sà, ma un grande passo avanti è in atto.
Da contadina anarchica che sempre si è rifiutata di usare prodotti chimici nelle sue terre (non per questo priva di peccato, ben inteso, che le dimensioni della sostenibilità, come ben ci ricorda la Permacultura, sono tante!) sono letteramente entusiasta di questi corsi.
Spero che non solo i conduttori di quello che sto seguendo io, ma anche gli altri, siano portatori della stessa chiarezza, senza sconti nè appelli.
Con gli agricoltori più disorientati, dovremo far cerchio e alleanza, per sostenerne la conversione. Altrimenti resteranno soli nella frustrazione di essere stati ingannati per anni dal sistema, senza opportunità e strumenti per recuperare la propria professionalità e riappropriarsi, finalmente, della responsabilità della propria Terra.
Non desidero punizioni, piazzate, scandali, multe (sarebbero a questo punto solo disoneste e sarei la prima a guerreggiare contro un sistema che prima ti imbocca e poi ti punisce per ciò che hai mangiato); desidero solo questo: opportunità di coscienza e consapevolezza.
Ho visto negli occhi di questi contadini e piccoli imprenditori il travaglio di chi casca dalle nuvole, e non sà più che pesci pigliare; di chi non voleva nuocere, e non vuole continuare a farlo, ed è mortificato e arrabbiato e sperduto per questo.
Il prossimo passo sarà far emergere alternative. "Se fare questo e quell'altro è così pericoloso e dannoso, cosa posso fare?".
Il viaggio non sarà facile, ma sarà inevitabile.
E tutti abbiamo la responsabilità di facilitarlo e sostenerlo, affinchè l'immagine di un mondo più pulito, salubre, rispettoso, competente, cosciente, in grado di salvaguardare le sue risorse primarie e offrire cibo buono per tutti possa diventare una realtà diffusa.
Dobbiamo dunque, da produttori ecologici, promuovere e diffondere competenze, conoscenze, intuizioni ed esperienze utili alla sostituzione progressiva dei fitofarmaci con pratiche e sistemi colturali (e culturali) in grado di contenere i rischi fitosanitari che fin'ora sono stati contenuti dai pesticidi.
E allo stesso tempo, da consumatori, iniziare ad allearci profondamente con chi si sta impegnando a cercare alternative, senza abbandonare gli altri, ma aiutandoli a sostenere la propria conversione. A tutti i livelli.