Dalle Arnie al Laboratorio
Con l'imprevedibilità della stagione, abbiamo deciso di lasciare alle Api delle Macchie la maggior parte del loro miele, per non incorrere in saccheggi e carenze alimentari.
Abbiamo raccolto pochi telai per famiglia. Erano tranquille, e il lavoro è scorso via veloce.
Le famiglie insediate alle Macchie sono sparpagliate in varie zone di bosco e radura. Abbiamo portato i telai con una portantina fino al Laboratorio. Nessun motore acceso, nessun tanfo di gasolio nè gran da fare di macchine. 2 persone e una portantina. Quiete, ronzio d'api, profumo di miele.
Nel Laboratorio è iniziato il lavoro di smielatura.
Telaino per telaino, abbiamo osservato, annusato e assaggiato per decidere come organizzare la smielatura, se in unica partita o in più partite.
Abbiamo optato per la seconda, poichè abbiamo individuato diversi telai di Erica in purezza, che abbiamo scelto di smielare a parte.
Il Miele di Erica è una rarità: prodotto solo in 3 regioni in Italia, è un miele tanto pregiato nel gusto quanto sempre più raro, perchè difficilmente si riescono a gestire famiglie di api in zone boschive dove la fioritura dell'Erica sia abbondante. Queste zone sono infatti anguste, "imboscate", logisticamente complicate, e spesso associate a pascoli poveri, che molti apicoltori definirebbero "antieconomiche". In più, la fioritura dell'Erica è talmente precoce (febbraio-marzo) che difficilmente le famiglie riescono a essere già abbastanza forti da raccogliere e stoccare i suoi nettari. Per noi, la cui missione è proprio valorizzare le risorse selvatiche, esser riusciti a fare un pò di questo miele è un risultato enorme!
L'altro tipo di Miele che abbiamo individuato è un Millefiori (nel senso che non siamo riusciti a individuare un'unica fonte botanica nettarifera tra le circa 45 censite in Italia), ma molto particolare.
Colore dorato e grande fluidità; sapore dolce, delicato, con punte d'aspro. Probabilmente è uno dei pochissimi Millefiori provenienti esclusivamente da fioriture spontanee di zone periboschive: cardi, cardo mariano, cicoria selvatica, rovo, radicchi, più qualche fioritura primaverile di bosco come cisto e chissà cos'altro.
Entrambe i Mieli sembrano caratterizzarsi più per un uso gastronomico che di mera dolcificazione. Accompagnati a formaggi, carni saporite, macedonie e gelati, come pure gustati in purezza per un salutare mini-breack, possono davvero dare il massimo, riempiendo di genuinità (e sostenibilità) i gusti più raffinati.
Bhè....non vi resta che assaggiarli!
La Smielatura
Ovviamente, alle Macchie, la disopercolatura è manuale, realizzata con una specifica forchetta (in foto) o con un coltello.
La disopercolatura viene realizzata su uno speciale banco su cui è possibile appoggiare il telaio e raccogliere sia la cera che il miele che inizia a colare.
In questa fase il nostro compito è riconoscere il tipo di miele stoccato e separare i telaini in gruppi omogenei che possano essere smielati insieme.
Il bidone che vedete alle spalle di Alberto è lo smielatore manuale che utilizziamo. I telai disopercolati e selezionati li inseriamo nel bidone in verticale.
Girando a mano la manovella, il miele fuoriesce dai telai e si raccoglie nel bidone. Da qui, viene travasato con uno speciale rubinetto e una serie di filtri a calza in un altro bidone di acciaio, detto "maturatore", dove riposa fino all'invasettamento.
Anche in questo caso prediligiamo l'impegno manuale e l'energia umana alle altre forme, più consone a contesti industriali di media-grande scala che non al nostro impegno artigianale, di piccola scala.
Ed eccoci all'invasettamento.
Uno ad uno, i vasetti sterili vengono riempiti di miele e immediatamente sigillati.
A mano, of course... ;-)
Appunti sulla stagione apistica 2014
Tale scarsità ha costretto le api a nutrirsi delle scorte, e in assenza di queste, a morire letteralmente di fame.
Gli apicultori più attenti hanno raccolto poco, incorrendo però in molti casi a vere e proprie crisi economiche. In alternativa, hanno raccolto ma sotituito con alimenti artificiali, oppure si son visti decimate le famiglie morte per fame.
I più fortunati sono stati coloro che hanno famiglie in prossimità di corsi d'acqua; la presenza continua dell'acqua ha garantito una buona presenza di nettare nei nettàri dei fiori circostanti. Le Api di Alberto a Montegemoli appartengo a questa fortunata casistica, mentre quelle delle Macchie si son dovute confrontare con sbalzi idrici e termici notevoli.
Il fenomeno potrebbe ripetersi anche nei prossimi mesi, e per noi che non vogliamo nè nutrire le api con zuccheri preconfezionati e sciroppi, nè vederle soffrire la fame, è fondamentale lasciare abbondanti scorte. Anzi, siamo felici di aver intuito questa situazione già a primavera, e non aver provveduto alla raccolta in quel periodo.
Le famiglie delle Macchie stanno bene e ad oggi siamo arrivati, con le sole sciamature naturali di quest'anno, a 30 famiglie.
A breve procederemo con il blocco di covata, per prevenire e contenere le infestazioni di varroa senza dover ricorrere a acaricidi.