Questi i primi spunti di riflessione presenti nell’Introduzione del libro, che raccoglie e descrive l’esperienza di una realtà agricola a vocazione orticola che ha rivoluzionato le proprie metodiche di coltivazione partendo da un’approfondita ridefinizione del concetto di “suolo” e di “fertilità”. La realtà agricola in questione è un’azienda sulle colline biellesi, a 400mt s.l.m., la cui superficie coltivata si estende per 5,7 ettari, di cui 2,1 a orto (su cui insistono due strutture multitunnel di 1000 e 3200 m2), 2,6 a frutta e il restante a vite per uva da tavola.
Dopo una disamina relativa alle caratteristiche del mercato dei generi alimentari, alle criticità dell’agricoltura chimico-industriale e alle specificità e potenzialità delle piccole e medio-piccole aziende contadine, gli autori (conduttori dell’az. agricola protagonista del libro) entrano nel merito del proprio percorso di osservazione, ricerca, sperimentazione e messa a regime delle proprie metodiche colturali. Il percorso è stato monitorato anche attraverso una serie di ricerche specifiche condotte in azienda da ricercatori universitari e afferenti al CNR. Un percorso, dunque, cui non mancano punti di riferimento scientifici (ad es. indici biotici e di pedofauna, micorrizzazioni, analisi dei terreni, ecc, parametrati nel tempo e su campioni di colture differenti) oltre ai risultati obiettivi analizzati in base alla produttività, alle caratteristiche dei prodotti, al bilancio energia investita/risultati.
1) nessuna concimazione
2) nessun interramento di sostanza organica fresca o disseccata
3) rispetto della stratificazione del terreno nelle lavorazioni (non aratura)
4) arieggiamento profondo del terreno (ripuntatore)
5) minima esposizione possibile del suolo agli agenti atmosferici (pacciamatura perpetua, organica, viva o di sfalcio)
6) rispetto della complementarietà naturale delle piante, spontanee e coltivate
7) mantenimento della quiete durante la vegetazione degli ortaggi.
Una storia importante, quella di Manenti, perchè esprime nella sua fattualità la determinazione di agricoltori coraggiosi che non hanno perso nè la sensibilità nè lo spirito per osservare, conoscere, provare ed agire, ispirati e guidati dal sapore delle proprie terre e dei frutti del proprio lavoro prima che dalle tentazioni dei mercati. Agricoltori che si riappropriano delle loro terre, si interrogano e sperimentano, rendendo poi condivisibili le proprie esperienze.
L’epoca che stiamo attraversando è epoca di grande travaglio per l’agricoltura: ci confrontiamo in primo luogo con la presa di coscienza circa l’assoluta insostenibilità a medio-lungo termine di pratiche che sembravano manna; in secondo luogo con la perdita di competenze, cultura ecologica e consapevolezza da parte degli attori agricoli, spesso ridotti a trattoristi e meri operatori/operai/consumatori dell’agro-industria; ed in terzo luogo con lo spaesamento nei confronti della ricerca di nuovi e alternativi modelli ed esempi di pratiche sostenibili (ecologicamente quanto socialmente ed economicamente).
In questo contesto, l’esperienza Manenti ci sembra un primo emergente e concreto segnale di riconversione ecologica possibile. Per la prima volta dopo secoli, torna al centro dell’attenzione agricola la fertilità naturale, innata e vivifica della terra, e intorno al rispetto di questa imprescindibile fertilità si costruiscono le pratiche agricole.
Per approfondimenti: http://www.aziendagricolamanenti.it/