Ecco alcuni stralci dell'intervista:
Ci racconti un po' che cosa è "permacultura"?
Per quanto mi riguarda, la permacultura è un sistema di valorizzazione delle potenzialità energetiche dei sistemi naturali e delle parti che li compongono (animali, vegetali, clima e microclimi, configurazione del territorio, contesto socio-economico, artefatti), volta a rendere tutte queste parti il più sinergicamente autonome possibili, come naturalmente accade, ad esempio, in un sistema-Bosco. Ridurre al minimo il consumo di energia, massimizzarne la resa rispetto alle risorse di cui si dispone, autocostruire, utilizzare le caratteristiche insite nelle varie parti del sistema anzichè cercare di cambiarle e governarle, a costo di grande dispendio di energia e in nome di un profitto che spesso costa troppi sforzi, al singolo quanto alla comunità (nessun agricoltore si comprerebbe un trattore da 200 mila euro se la comunità europea non ne finanziasse la metà a fondo perduto…ma qual’è il reale rapporto costi/benefici di tale scelta? Quanta energia è necessaria per costruire quel trattore? E quanta per finanziarlo all’agricoltore? Chi ci guadagna e chi paga? E poi, se l’agricoltore quel trattore lo usa per i trattamenti chimici e fitofarmacologici, chi ne subisce le conseguenze? E quanto si rende dipendente dal petrolio, dagli elettrotecnici e dall’imperativo di produrre sempre di più, quell’agricoltore? Tutte domande emergenti, e a mio parere estremamente interessanti) sono solo alcuni dei principi della Permacultura. Il tutto condito dal principio della “non lesione” dei sistemi naturali, quindi minimo o nullo impatto ambientale e grande fiducia nelle risorse produttive naturali. Uno dei due oliveti delle Macchie è condotto in Permacultura da 4 anni: la gestione del suolo e dei vegetali in esso contenuti è demandata a due cavalli e un’asina, che vi pascolano costantemente, concimano e si nutrono. Risultato: non ho bisogno di trinciare nè concimare, nè di produrre altrove il cibo per gli animali, che foraggio in minime quantità solo durante i 3 mesi invernali più rigidi. In più, gli animali sono sani ed equilibrati, perchè possono godere di una vita naturale, movimento a volontà e cibo variegato sempre fresco. E poi sono bellissimi! Assistere a una galoppata tra gli olivi è emozionante, e davvero fa bene all’anima!
Certi argomenti suscitano sempre molta curiosità, poi però la coerenza tra le parole e i gesti concreti sembra incontrare qualche intoppo. Come te lo spieghi?
Uh…che domandona. Bhè…in parte perchè ci piace riempirci la bocca di parole “che tirano”, che possono aiutarci ad ottenere dei vantaggi non tanto perchè si fanno, ma perchè si dicono. Poi perchè magari non è semplice….“tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”! Però, se c’è la volontà di dar seguito coi fatti a ciò che si dice, di utilizzarlo come “orizzonte ispiratore”, mi sembra un’ottima cosa.
Poi c’è anche da tener conto che il sistema costituito è costruito all’opposto rispetto a quello che questi nuovi approcci propongono: normative sanitarie ed edili, competenze tecniche, sistemi economici vari sono assolutamente impreparati ad accogliere e supportare questo tipo di iniziative, che spesso sono costrette a navigare nell’illegalità pur di esistere. Come far approvare l’esistenza di un’abitazione costruita in paglia su palafitte, senza scasso di terra, e dotata di una compost toilet? Quale ingegnere si occuperebbe di provare a sostenerne il progetto persuadendo i vari uffici competenti del fatto che è antisismica, ignifuga e rientrante nelle normative sanitarie? Oggi, se chiedo a un geometra e a un agronomo di disegnarmi una stalla, me la fanno con il fondo in cemento, la letamaia, le catene di stabulazione….è questo che sanno fare, è questo che sanno poter essere approvato. Quando ho presentato domanda di finanziamento sul bando per l’innovazione agricola chiedendo che mi fosse finanziato l’acquisto di attrezzature per il traino animale, quasi mi ridevano dietro. Ci sono voluti molti colloqui, molte schede tecniche e molto impegno, da parte mia, per vedermi approvato il finanziamento. Nessun agronomo sarebbe stato in grado di fare lo stesso. Insomma, tutto si può fare, se ci si crede e si è disposti a sbattersi per farlo. Ma non ci si può sbattere per tutto, e quindi qualcosa si lascia indietro.
Mi piacerebbe sviluppare sempre più autosufficienza ed emancipare l’azienda il più possible dalle risorse esterne e dall’economia di mercato, per questo mi ispiro ai principi della decrescita, ai circuiti di economia alternativa, all’agricoltura naturale e sinergica, alla medicina olistica e alla permacultura. Sono ancora lontana dal raggiungimento di questi obiettivi, ma la direzione è questa. Da tempo pratico il baratto e interessante sarebbe ricostruire una rete di “barattatori di tempo e prestazioni”. Altre e diverse iniziative possono nascere anche in base alle idee e alla voglia degli amici che ci conoscono e che conosceremo. L’Azienda Agricola delle Macchie è per me infatti un grande ecosistema-contenitore, all’interno del quale chi vuole può sviluppare la propria progettualità. Abbiamo ospitato il debutto di “Wild Piano”, progetto di un giovane pianista, Filippo Binaghi, che oggi gira l’Italia con il suo pianoforte a coda per “portare la musica dove non è mai stata”, sfruttando esclusivamente l’acustica naturale dei luoghi e armonizzandosi con essa. Abbiamo sperimentato il successo della panificazione naturale con le farine antiche, realizzato un grande cerchio di tamburi a cielo aperto, ospitiamo ogni anno la raccolta condivisa delle olive, e così via, a fantasia.
Sono passati 4 anni da quell'intervista....
Abbiamo iniziato la piantumazione di 3 piccole vigne, pensate e realizzate per la conduzione tecnologicamente più semplice. Abbiamo scelto tante varietà diverse per vedere come reagiranno e quali saranno in grado di dare il meglio di sè in questi luoghi.
Di denaro ne abbiam sempre poco, ma di Vita ne abbiam sempre di più, e per quanto il sistema tenti di portarci via anche quella, stiam tenendo duro.
Ci stiamo impegnando per offrire al mondo "Cibi Vivi", saporiti e memori delle franche energie di Natura da cui tutti proveniamo. Che non implichino il consumo di energie fossili, nè siano portatori di inquinamento dell'aria, della terra e dell'acqua. E ugualmente ci stiamo impegnando nel sostegno alla diffusione di analoghe sensibilità e pratiche, affinchè sia sempre più accessibile immaginare contesti di produzione di "Cibo Vivo". Contesti che dovranno necessariamente essere di piccola scala, e biodiversi; niente di più "risonante" con la realtà Italiana, fatta di nicchie e anse, promontori, colline, piane, coste, vallate....un vero tripudio di biodiversità paesaggistiche, culturali, geografiche, storiche ed ecologiche. A nostro parere, in questo risiede la chiave della rinascita del Paese, dal cui interno possono sorgere una moltitudine di piccole realtà produttive e artigianali in grado di trasmutare efficientemente le peculiarità locali in Cibo Vivo, Bellezza, Servizi, Qualità della Vita Diffusa. |
Il Ruolo della Permacultura
Eppure, da Anima Antica e Contadina, da Donna, da Cittadina e Figlia dell'Universo come ciascuno di Voi, mi azzardo ed espongo.
La Permacultura niente ha inventato, ma tutto ha integrato e incessantemente riscopre e integra.
Così, il suo valore non è tanto nel fornire "soluzioni", quanto piuttosto nell' aiutare a definire e realizzare realtà che possano rispondere ai nostri problemi emergenti. Di disponibilità di risorse, di equità, di con-vivenza, di salvaguardia, di sussistenza, di costruzione, di educazione, di conoscenza.
E fondamentalmente, di rispondere a tali problemi emergenti in un'ottica di continuità temporale che sfondi la barriera dell'immediato per proiettarsi nelle possibilità dei futuri possibili.
"...un processo integrato di progettazione..."
Ogni fenomeno racchiude in sè le potenzialità di altro.
Così, Progettare significa anche "visionare".
Ma non solo, ed ecco il contributo degli aspetti più "tecnici"
Una serie di "furbizie" (e non è il termine tecnico!) ci aiuta ad affinare i sensi, per accorgerci di accadimenti, processi e relazioni che altrimenti non entrerebbero neppure nel nostro spazio percettivo.
Altre "furbizie" ci aiutano a mettere in ordine le informazioni, nella costante consapevolezza che "la mappa non è il territorio", e quanto andiamo a descrivere sarà la nostra miglior rappresentazione di quanto riusciamo a percepire, ma non la realtà nella sua totale complessità.
Altre "furbizie" ancora ci aiuteranno a cogliere i nessi tra bisogni, risorse, configurazioni dell'esistente e configurazioni possibili.
Molte sono le discipline con cui la Permacultura dialoga costantemente: architettura, biologia, filosofia e sistemica, ma anche ingegneria, botanica, scienze naturali, chimica, agronomia, ecologia, economia, medicina, agroecologia, antropologia, geologia, psicologia, pedagogia, storia...
Tutto lo scibile umano può contribuire ad una visione sempre più integrata e sostenibile dell'esistente, e nell'orizzonte Permaculturale riscoprire il proprio ruolo vivificante della Vita e del Pianeta.
Spazzate via le resistenze autoreferenziali, le mere logiche di mercato, e ritrovato un fulcro di principi etici e pratici attraverso cui riconoscere e riconoscersi, tutte le discipline possono contribuire in modo importante a questo grande movimento.
Concludo con un'immagine ironica e parziale, ma simpatica e in grado di dare un'idea dei pregiudizi ancora esistenti circa la Permacultura, e dell'impegno che tanti esperti e inesperti Permacultori stanno compiendo in Italia e nel mondo per creare piccole nicchie di sostenibilità e consapevolezza.
Buona Vita Viva a tutti!
Nel Sito stesso troverete una serie di articoli e contributi, più una lista di ulteriori contatti nazionali e internazionali.